Antichrist Superstar

Antichrist Superstar è stata sicuramente una delle performance più incredibili della storia del rock. Rimpiango di non esserci stato perché penso sia stata una esperienza assolutamente paranormale. Purtroppo, la critica musicale non ha mai compreso la grandezza di questo artista, così sopra le righe, così incredibilmente performante dal vivo, così osceno, così fottutamente rock. Poi per chi lo accusa di satanismo credo che non abbia mai letto Nietzsche e il chiaro riferimento all’opera “L’anticristo”.

Nietzsche è stato uno dei più grandi libertari della storia, malamente frainteso dalla cultura di destra, e al contempo dalla sinistra. Egli predicava la liberazione dell’uomo da tutte le oppressioni dei falsi valori inculcati dal cristianesimo e in particolare dal Cattolicesimo, che per sopprimere i popoli utilizzava la falsa morale dell’amore per il piccolo e il miserevole ai fini di tarpare le ali dell’uomo vero, dell’oltre uomo, l’artista colui che è capace di muoversi liberamente dai tutti i vincoli e comprendere da sé quello che è buono e giusto, attraverso un cammino fatto anche di errori, ma che solo può condurre al fine ultimo della vita.

Non pochi santi sono passati dal peccato prima di comprendere cosa era davvero giusto. Ma il rischio di qualsiasi insegnamento è quello di sfociare in una religione, in dogmi che tagliano le ali al genio, che forse è dentro ognuno. Nietzsche insomma amava troppo l’umanità per non svelare i segreti inconfessabili che si celano dietro al falso vivere civile, che non è altro che un gioco di rapporti di forza. In realtà l’umanità sarà giunta a maturazione quando riconoscerà i falsi valori, i rapporti di potere che vi stanno dietro.

E’ quindi necessaria una fase di ristrutturazione specificamente individuale che porti pochi eletti a indicare la strada, di spogliarsi di ogni conoscenza acquisita e di consegnarla a tutti coloro che saranno disposti ad accettare una realtà bruta. Ma la bellezza passa dalla bruttezza, dal dolore, dalla perdita di certezze, dalla grande disillusione. E in questo Nietzsche è stato insuperabile. Manson fa proprio il suo “insegnamento” (di Nietzsche) ed elabora una propria estetica artistica, che lo rende assolutamente unico nei periodi di maggiore ispirazione. Toccando delle vette espressive probabilmente inarrivabili per forza, potenza, originalità e peculiarità musicale.

Una voce graffiante, toni industriali pesantissimi, una presenza scenica mostruosa da film dell’orrore che svelano la vera essenza di questa vita, della famiglia americana tutta patinata e sorridente, della media borghesia insomma, che dietro le luci in privato coltiva sogni inconfessabili, intrinsecamente fascista. Ecco Manson svela tutto ciò, andando ben oltre perché tocca non solo la razionalità dell’esistenza ma soprattutto quel mondo oscuro che Freud definì l’inconscio, il lato sotterraneo. Ecco Manson e la sua musica è l’inconscio, l’Es allo stato puro. Il dionisiaco di Nietzsche. L’essenza della forza bruta della vita. Nessuno è riuscito a esprimere tutto questo e sono certo che prima o poi qualcuno lo riconoscerà. Ma i tempi non sono ancora pronti, così dichiarava Zarathustra, ma attendo fiducioso…

Analisi psicologica della Guerra in Ucraina

La guerra in Ucraina oramai è divenuto di fatto un conflitto mondiale. Purtroppo come al solito a farne le spese sono il popolo inerme, i civili, le donne, i bambini e anche quei militari che sono stati mandati a combattere una guerra assurda e fratricida, perché la guerra in Ucraina è anche una guerra civile.

Purtroppo questa è una situazione che viene da lontano a partire dalla rivoluzione arancione del 2004. Le fasi del conflitto sono molteplici e intricate, però una cosa balza agli occhi. L’Occidente e ovviamente la Russia autoritaria di Putin non hanno cercato un’armonizzazione del conflitto. E’ vero che da una parte il punto di vista era indirizzato verso i valori democratici occidentali e che dall’altra parte c’era di mezzo un’autocrazia. Io sono dalla parte della libertà, quindi ovviamente non posso essere un filoputiniano, ma il bene supremo da mantenere era la pace, e questo innanzitutto per il bene del popolo Ucraino. Per questo si doveva rendere questo paese una zona franca, ricca, autonoma, una sorta di cerniera e al contempo un ponte tra questi due mondi così lontani.

Invece l’Ucraina è diventata una terra martoriata, e questo perché nessuna delle due potenze (Americani ed Europei da una parte, Russia dall’altra) ha cercato il compromesso, l’accordo. Purtroppo ho la sensazione che questa guerra sia diventata, e in nuce lo era già all’origine, un campo di battaglia per interessi che non sono solo esclusivamente nazionali. Certo è difficile comunicare con un autocrate come Putin ma si doveva e si poteva fare di più. Le colombe della pace non hanno avuto molto spazio di volo, mentre invece hanno prevalso i falchi e questi sono ora i risultati. Un paese distrutto, il rischio dell’atomica.

Chi parla di pace non è un pazzo. Come in ogni conflitto se si vuole sanarlo, non si può pensare alla distruzione dell’avversario, a meno che non si vogliono pagare conseguenze terribili. Questo è successo nella seconda guerra mondiale, ma lì non si poteva fare altrimenti. Con un Hitler che stava sterminando milioni di persone nei campi di concentramento e che aveva dichiarato guerra al mondo intero. Con ciò non voglio dire che Putin tutto sommato è un buon dittatore, ma per fortuna, per il momento, la guerra seppur negli effetti mondiale, è sul campo, regionale. Quindi la situazione non è insanabile. Forse qualche concessione gli andrà fatta, e perdonato molto, in attesa magari che sia il suo stesso popolo a stancarsi di lui, ma non si può pensare alla distruzione della Russia. Perché questo muro contro muro a cosa può portare?

La speranza sta tutta nelle sanzioni immagino, che scavino dal di dentro il regime di Putin, e questa sicuramente è una via da percorrere, anche solo per metterlo alle strette. Forse la speranza dell’Occidente è che a lungo andare la stretta faccia crollare l’economia russa, però nel frattempo il sangue continua a scorrere. E con esso cresce l’odio, il rancore e l’impossibilità di trovare un accordo che in qualche modo non scontenti troppo, dato che tutti ne usciranno sconfitti alla fine, come dopo ogni guerra.

Certo c’è stato un popolo aggredito, e questo già di per sé è tutto. Ma sono stati commessi troppi errori, prima con l’incapacità di scongiurare la guerra e poi non riuscendo a farla finire il prima possibile, dando delle rassicurazioni al dittatore sanguinario, provando anche a comprendere le sue “ragioni”, perché quando parla l’odio si ha il dovere morale non di rispondere con l’odio ma col potere delle parole, che sapute usare sono potentissime anche per placare il peggiore dei mostri. Invece abbiamo scelto la via della distruzione con l’aggravante che oggi rispetto ai conflitti del passato c’è l’atomica, che cambia tutto.

Una breve postilla va aggiunta tuttavia. E permettetemela senza essere accusato di essere antiamericano. Quando gli Stati Uniti in tempi recenti hanno attaccato e distrutto l’Iraq e l’Afghanistan dove era l’Europa e l’Italia? Per non parlare della guerra in Libia. E poi chi ha buttato le uniche due bombe atomiche della storia? Purtroppo almeno in politica estera, sembra che come al solito non prevalga il diritto internazionale. Ma la volontà di potenza e la crudeltà. Per questo attenti a dichiararsi apostoli del bene, puritani dalla coscienza sporca. Ma ripartiamo per costruire un mondo migliore, dove alla logica della potenza prevalga quella del dialogo, anche degli opposti. Solo così si può pensare di migliorare questo mondo e far ragionare anche il più terribile dei mostri. Non certo sfoderando i muscoli per portare il confronto proprio sul campo che diciamo di avversare

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Bugie

Mentre una macchina industriale

Pulisce la mia mente

Con oscure e spigolose melodie

Loro si riuniscono e ridono alle nostre spalle

E firmano trattati segreti

e sono così sfacciatamente soddisfatti

dei loro misteriosi piani,

No, Non lo sa nessuno

Perché noi crediamo

Si, noi crediamo

Siamo stati così imbevuti di bugie

Che ora non sappiamo neppure chi siamo

Schiacciati tra il Papa e il Denaro,

viviamo puzzolenti come cimici

e non lo riconosciamo!

No, non lo riconosciamo!

E ci facciamo la guerra,

stupide galline e galli testosteronici,

accecati dal Potere,

pensiamo di contare,

Perché noi crediamo

Si, noi crediamo

Le potenze ci hanno schiacciato

Controllano le nostre menti

Controllano con messaggi subliminali

e tecniche avanzatissime, le nostre menti.

Mentre al centro il cervello fuma

giacendo spappolato

come uno scarafaggio tanto odiato,

Perché noi crediamo

Si, noi crediamo

E mortificando il nostro orgoglio con le bugie,

ci hanno resi vittime e complici

con incendi e genocidi…

E hanno distrutto l’aria e l’acqua,       

E ci hanno corrotti

coinvolgendoci nei loro oscuri piani,

di schiavitù e sfruttamento.

Ma noi ancora crediamo,

Si, noi,

follemente, crediamo!

Trump aveva ragione sull’origine del Covid-19?

Trump dice: <<Il virus viene da un laboratorio cinese>>.

Fauci e tutti i virologi del mondo dicono che è sicuramente naturale.

I media, (almeno l’80%): <<Trump è un cinico che vuole nascondere i suoi fallimenti colpevolizzando la Cina>>.

Biden e i democratici: <<Il nemico è Trump. Lui aizza gli animi della folla, per rinsaldare le fila del suo elettorato.

Passano pochi mesi….

Amministrazione Biden: <<Il Virus molto probabilmente è scappato dal laboratorio di Wuhan. Tre addetti al laboratorio di ricerca sui coronavirus, contagiati a novembre>>.

Fauci, il più grande virologo del mondo, così maltrattato dal despota Trump, e paladino di tutti i liberal, ma che soprattutto ha sostenuto strenuamente per più di un anno, l’origine naturale del virus, ora ha molti dubbi a proposito…

Intanto si sono persi mesi preziosissimi per capire che diavolo davvero sia successo. Intanto stiamo vivendo l’equivalente di una guerra batteriologica. Intanto una catastrofe immane, che non si sa realmente quando finirà, nonostante i vaccini.

La politica in America si divide in base ai suoi interessi e non ha come priorità il diritto dei cittadini di sapere cosa sia davvero accaduto. Idem gli scienziati “indipendenti”, cambiano idea in base a chi governa e in base alla loro area di appartenenza politica o nazionale. Idem ovviamente i media.

Io non voglio difendere Trump, ma solo il fatto che fosse razzista, cinico, megalomane, un po’ folle, non mi evita di pensare che potesse dire la verità. Idem non sono nemmeno sicuro che i dubbi sollevati, ORA, dal moderato ed equilibrato Biden, sull’origine sintetica del virus (giravolta che ha dello stupefacente) siano sinceri, o mossi solo da ragioni di politica di potenza e propaganda in funzione anticinese.

Ancora però non si è individuato da quale animale il virus abbia fatto il salto di specie. Ma soprattutto la Cina ha nascosto e occultato inizialmente l’espanzione del virus sconosciuto all’epoca (forse già da settembre 2019) e sta facendo tutt’ora ostracismo sulle indagini che dovrebbero ricostruire l’origine della pandemia (almeno così ci dicono). Insomma una condotta che in un caso giudiziario indurrebbero ad un lecito sospetto.

Intanto però la il “Gigante Asiatico” si è ripreso subito (dando fastidio a qualcuno?). Ha fatto un immane salto in avanti, sfruttando al massimo il “vantaggio” di aver gestito meglio l’emergenza sanitaria, ma anche di essere stata la prima a conoscere l’esistenza del virus non comunicandola prontamente (facendo addirittura peggio dei sovietici dopo l’incidente di Chernobyl, quando non comunicarono l’accaduto per giorni).

L’Europa invece piange. E più di tutti piangono le persone comuni, che hanno perso la vita, la salute o la libertà.

P.S. Certo portare come unica prova che il virus sia scappato dal laboratorio di Wuhan, perchè tre ricercatori che vi lavoravano si sono contagiati di covid-19 a novembre 2019 per sostenere che l’epidemia sia partita davvero da lì, sembra qualcosa di molto debole. Perchè non si può escludere che a Wuhan, prima che la Cina comunicasse al resto del mondo, cosa stesse accadendo (gennaio 2020), si fosse già praticamente contagiata una buona parte della popolazione, appare possibile, se non probabile (sembra quasi un ripetersi della storia delle tante decantate armi nucleari detenute da Saddam Hussein, mai ritrovate, che furono il pretesto di Bush alla guerra in Iraq).

Ma allora perchè Biden, Fauci e company ora hanno cambiato idea?! Che non siano le stesse ragioni di realpolitik, in funzione antagonistica contro i temutissimi competitors globali di Pechino, che muovevano l’ex Presidente Trump?

Il caso della rimozione del genocidio delle Foibe, cause ed effetti

Nella vulgata storiografica degli ultimi anni, nel dibattito politico è stata divulgata la storia tragica delle foibe, con migliaia di italiani del Friuli, uccisi e buttati in questi orridi profondi. Peccato che non si siano ricordati i motivi per cui per decenni, in Italia sia stato rimosso colpevolmente questo evento tragico del ‘900. Le motivazioni che si sono addotte a tal proposito, sono state semplici e probabilmente anche malevole: la responsabilità è tutta di una certa storiografia comunista, per decenni predominante in Italia, che avrebbe occultato questa realtà indicibile per subalternità culturale e politica, per non irritare il grande fratello sovietico.

Le cose, invece, non stanno propriamente così, anche se alla destra italiana, oggi egemone culturalmente, persino nelle frange di centro-sinistra (si pensi alla Presidenza Napolitano, che tanto si è spesa nel ricordo della Foibe, senza spiegare colpevolmente tutta la vicenda), probabilmente, la vergognosa verità che qui mi propongo di disvelare (in buona compagnia, la letteratura è ampia per fortuna), ciò non piacerà.

Infatti, per quanto sia penoso da ricordare, anche per una Repubblica smemorata come la nostra (quanto è comoda la senilità, in cui i misfatti giovanili, sono provvidenzialmente occultati dalla degenerazione neurologica, con un tempismo, come minimo, sospetto), la realtà delle foibe è frutto di qualcosa di un po’ più complesso, di un semplice favore storiografico degli intellettuali notoriamente si sinistra, ai comunisti sovietici, dato che fu già e per prima, la stessa DC di De Gasperi, scansabile unanimemente di ogni equivoco di ambiguità filo bolsceviche, a ritenere opportuno rimuovere questo fatto drammatico, con una motivazione molto semplice, pragmatica e anche ipocrita: non dover rispondere dei gravissimi misfatti italiani, compiuti sulle popolazioni slave, a partire già dal biennio rosso del 1918-1920, in cui lo squadrismo fascista scoppiò proprio a partire dal Friuli, per poi dilagare in tutta la sua virulenza nell’intero Paese, con la complicità delle istituzioni statali dello Stato Regio, a partire dalla magistratura e delle forze di sicurezza, che non fecero nulla per impedire che questa piccola stola di criminali, potesse agire indisturbatamente instaurando un clima di terrore e di totale impunità.

Per inciso, consiglio vivamente su questo tema, la visione della prima parte di ‘900, in cui il poeta del cinema Bertolucci, nella sua opera magistrale, senza fronzoli o omissioni, raffigura ciò che davvero avvenne in quegli anni, quando lo Stato Regio (fondato sull’alleanza tra esercito, medio-alta borghesia e latifondo rurale), si servì della manovalanza fascista, per randellare a colpo di manganello e brutali pestaggi, gli operai e i braccianti riottosi, che nel famoso biennio rosso, si erano azzardati a rivendicare condizioni di vita e di lavoro più giuste e più eque, in chiave più o meno rivoluzionaria.

Poi, ci sono gli orrori della guerra, in cui furono sterminati oltre un milione e mezzo di slavi, con la collaborazione italiana ai massacri nazisti. Anche per questo la neonata Repubblica italiana, a guida democristiana, per evitare di irritare la neonata Jugoslavia, aveva tutti gli interessi a non parlare dei fatti delle foibe, perché se lo avesse fatto inevitabilmente avrebbe dovuto rispondere a sua volta dei gravissimi crimini italiani nei confronti delle inermi popolazioni slave, vittime di persecuzione politica ed etnica.

Infatti, come più volte aveva dichiarato Mussolini nei suoi discorsi slavo-fobici (rivelando tutto il razzismo implicito alla sua visione politica, razzismo che non fu mai un fatto marginale, ma vero e proprio fulcro di tutta l’azione fascista, dalla guerra all’Etiopia alle leggi razziali del ’38), al popolo italiano, andavano ripresi i confini “naturali” italiani, anche a costo di liquidare qualche centinaio di migliaia di slavi, popolazione etnicamente inferiore.

Un altro motivo buono, per questa operazione di smemoratezza, è invece di natura economica e legale. Andavano infatti evitate rappresaglie legali per evitare onerosissimi risarcimenti internazionali, a quelle nazioni brutalmente colpite, col rischio di una Norimberga italiana.

L’apparato statale del “Bel Paese”, infatti doveva immediatamente essere ripulito, obliando le gravi responsabilità nei crimini fascisti che ebbero magistrati, militari e burocrati, sia per facilitare una sorta di pacificazione sociale (argomento dubbio e di comodo), che anche, e soprattutto, per potersi valere di un apparato statale chiaramente a livello ideologico anticomunista (perché intrinsecamente fascista). Ma ciò fu chiaro già prima del 25 Aprile, quando cioè l’avanzata Alleata, praticamente inspiegabilmente, si arrestò sulla linea Gotica. Infatti, a quel punto, oramai era chiaro che la guerra fosse stata già vinta, e che il nemico non erano più i nazisti, ma i comunisti; e che anzi i vecchi nemici, potevano essere informalmente già assoldati, contro il nemico numero uno, che rimaneva il comunismo internazionale.

Era già insomma iniziata la Guerra Fredda (e la restaurazione) e pazienza che ciò impedì di ripulire i gangli dello Stato Italiano dalle metastasi fasciste. Anzi, in modo spregiudicato e pragmatico, i vecchi nemici, potevano diventare i migliori alleati, per fronteggiare possibili degenerazioni comuniste dello stato italiano. Per questo essi non andavano assolutamente processati, ma al contrario rinsaldati in posizioni chiave, per la “sicurezza” dello Stato. Avrebbero funto, insomma, da anticorpi, e se ciò non fosse stato sufficiente, sarebbero stati i nuclei da cui avviare una reazione, anche a costo di riportare l’Italia nel solco dell’autoritarismo.

La storia italiana dal dopoguerra, d’altra parte non fa che confermare tale lettura. Infatti, a partire dalla strage di Portella della Ginestra, passando per tutte le stragi degli anni 70, sino a quella di Bologna dell’80 (non tralasciando il tentativo di Golpe Borghese, il disvelamento della P2, di Gladio, i contatti tra Stato e Mafia, e il ruolo dei servizi segreti in tutte le pagine più oscure e tragiche della nostra democrazia), e più oltre, sino almeno alle stragi del ’93; hanno convalidato nei fatti tale versione storiografica, questa davvero incredibilmente sottaciuta, eppure chiara e lineare, nonostante gli innumerevoli tentativi di depistaggio e di distrazione, dalla verità, operati per manipolare l’opinione pubblica e l’elettorato nel corso dei decenni .

Purtroppo, però, come per ogni processo di reale guarigione, come era già chiaro dai tempi del dottor Freud (ma precedentemente, almeno a partire dalla tradizione Ebraico-cristiana, a cui il suo pensiero si riallacciava), con la rimozione troppo sbrigativa del periodo fascista e l’amnistia operata nei confronti dei criminali politici di vertice che operarono in quel periodo, anzi con il loro reintegro a pieno titolo, nel nuovo regime democratico, abbiamo di fatto impedito al nostro Paese di crescere, di maturare, di diventare consapevole, e quindi di poter ambire ad un futuro non patologico, a cui invece stiamo assistendo, con la débâcle, del nostro sistema politico, con l’impoverimento inarrestabile della nostra economia, con la corruzione dilagante in ogni comparto, con la perdita di sovranità, e in definitiva, con  il passaggio da una democrazia nascente, a una democrazia non rappresentativa, tecnocratica, soggetta a tutela, e in poche parole, solo apparente, ovvero non sostanziale.

La questione politica

Ridurre la competizione politica ad una mera lezioncina di morale (la lotta alla corruzione o l’etica dell’agire politico probo) o alla sola questione delle identità razziale o etnica (che differentemente dal più barbaro concetto di razza, contempla una variazione culturale, al ridicolo concetto del colore della pelle); religiose (ha ancora senso parlare di tale cleavage, nel mondo attuale, dove ormai tra le giovani generazioni, l’unica religione universalmente riconosciuta è l’edonismo, così tanto pubblicizzato, tanto da sembrare l’unico vero ideale plausibile, reale e non effimero), o di orientamento sessuale (in una società in cui il sesso e la trasgressione è il messaggio implicito di ogni veicolo informativo); dimenticando la questione economica (vale a dire di come la ricchezza effettivamente si concentra o si redistribuisce in un Paese), è un tentativo non solo sbagliato sul piano metodologico ma che espone a gravi rischi le nostre sempre più fragili democrazie non-rappresentative.

A parer mio, e per fortuna la letteratura è ampia, una visione riduzionistica di questo genere, propria alla vita politica americana (ma oramai predominante a livello planetario), impedisce di affrontare la questione del malessere sociale alla radice.

Per malessere sociale intendo da una parte un fatto sociale ed economico, vale a dire una sperequazione esagerata della ricchezza nella mani di pochi, la disoccupazione, l’inoccupazione, la precarietà del lavoro, la mancanza di tutele per ampie fasce della popolazioni da parte di una rete di welfare che possa in qualche modo temperare le inefficienze del mercato (del tutto fisiologiche se non corrette da interventi dello Stato), la differenza delle condizioni di partenza dei cittadini e naturalmente anche che tenga conto delle traversie esistenziali di ciascun uomo. Dall’altra, intendo, per malessere sociale, un concetto più propriamente psicologico e culturale, vale a dire il malessere del singolo, e di larghe fette della popolazione, che percependo una situazione di ingiustizia a proprio carico ma al contempo non disponendo degli strumenti culturali per prendere coscienza circa le cause “reali” di questo malessere, proprio perché socialmente rimosso, può prendere spinte patologiche, attraverso varie forme di eversione da o contro la realtà, del tutto comparabili a quelle che la psichiatria utilizza, invece che per il tessuto sociale, circa lo studio dei singoli pazienti.

Tale rimozione della questione sociale purtroppo è doppiamente pericolosa, perché oltre a impedire che la patologia della sperequazione della ricchezza (conseguenza di un sistema produttivo ingiusto perché basato sullo sfruttamento) venga affrontata, volatilizza la lotta politica, traslandola sul campo apparente delle identità sovrastrutturali, che sono quelle che ho descritto a inizio articolo (“la razza”, l’orientamento sessuale, la religione, o anche il genere – su questo ultimo punto, a mo’ di chiosa, non si può negare che esista un problema gravissimo riguardo alla parità di trattamento tra uomo e donna, ma non si può negare che il discorso è molto più serio per le donne appartenenti alle classi subalterne, mentre invece è poco o per niente rilevante per la figlia di una grande casata borghese).

Ridurre quindi la lotta politica su tali questioni che oserei definire secondarie, e non perché non di primaria importanza, ma perché effetto di una questione economica che vi sta a monte, rischia di essere inutile (perché di fatto non può risolvere la questione sistemica del sistema produttivo e quindi nemmeno quello della distribuzione della ricchezza), ma anche dannosa, e pericolosa, per il mantenimento stesso dell’ordine e delle libertà politiche e civili tanto strenuamente difese, almeno nella retorica della comunicazione politica, dalle classi dirigenti, perché sposta il fronte politico a destra, sul piano identitario, tanto a cuore ai vari nazionalismi, ai vari sovranismi, ai vari fascismi, espliciti o covanti, che essi siano.

Per tali ragioni penso che l’opera pacificatrice di Biden, come quella di Obama prima di lui, non solo non potrà che essere deludente, ma che anzi, sarà seguita da una reazione altrettanto poderosa, ai primi problemi, alla prossima crisi. Biden, infatti, come fece Trump, sta cavalcando a sua volta la questione razziale. Ha distribuito i vari ruoli ministeriali seguendo come principali criteri sembrerebbe quello del genere e della razza. Certo sembra essere mosso da uno spirito del tutto diverso del suo più corpulento e focoso antecedente, ma de facto sta legittimando che lo scontro politico avvenga sulla questione dei diritti raziali o di genere (che già detto così sembra alquanto superficiale come approccio), dimenticando che la questione degli afro-americani in Usa è direttamente collegata alla loro subalternità economica, derivante dall’ignobile condizione di schiavitù in cui sono stati relegati per oltre tre secoli, nel continente nord-americano.

Per questo Biden potrebbe fare un regalo ai cosiddetti suprematisti bianchi. Le sue politiche infatti rischiano di essere più buone per uno spot progresso, ma, non spostando l’area del conflitto politico sul sistema economico americano (cosa per altro per lui del tutto impossibile, se mai sia veramente consapevole del problema), che crea divisioni immense tra le varie classi sociali del paese, rischia di esporre i neri alle future rappresaglie di nuove forze politiche di destra, oltre che offrire facili argomenti ai nuovi nazi complottismi, che potranno avere in futuro giuoco facile, in presenza di nuove gravi crisi, nel reclutare “gli scarti” della società americana, bianchi, o anche ispanici magari, per instaurare un trumpismo molto più pericoloso, molto più infido e soprattutto bellicoso oltre che verso le proprie “minoranze”, anche contro tutti quegli stati canaglia non allineati (qualora sul trumpismo si innestasse il tronco marcio dell’<<ei fu>>, George Double, come d’altra parte i toni minacciosi usati contro la Cina, iniziavano a lasciare intendere).

In termini comunque molto più generali, “astratti”, perché teorici, va precisato quindi che una volta portato lo spettro politico, attraverso le moderne tecniche di comunicazione, non più sulla questione economica, ma su quella identitaria, immancabilmente si presta il fianco ad una reazione della destra proto/post, o propriamente fascista, la quale, con facili argomentazioni (la legge, l’ordine, la superiorità bianca, la corruzione morale delle élites), attrarrà facilmente nuovi militanti dalla massa indistinta dei nuovi “scarti” sistemici, giustificando a tal fine ogni sopruso o crudeltà, per il ristabilimento dell’<<ordine naturale>>, anche attraverso la revoca della cittadinanza de facto a tutti gli stranieri (concetto questo sempre ampliabile), come già Trump si stava iniziando ad operare.

Purtroppo, la destra, anche quella fascista, che si contende il potere con quella Bideana, più civile, più acculturata, forse anche più ipocrita, ha sempre un vantaggio, se non due. Il primo si basa su una sua egemonia culturale, vale a dire che a partire dagli anni ’70 del ‘900 è riuscita a rimuovere la questione economica dallo scenario politico, frammentando la competizioni in una miriade di questioni del tutto secondarie (secondarie, sempre nell’eccezione che prima ho chiarito). Il secondo vantaggio, è che la destra, si basa sul mantenimento dello status quo, trovando così molti alleati negli gangli dello Stato (esercito, polizia, magistratura, sistema amministrativo), nel sistema bancario, economico e del capitale (anche intellettuale e di propaganda).

Una vittoria franca della sinistra, sembra quindi, del tutto improbabile, perché le forze della sinistra pur potendosi basare su un capitale sociale immensamente superiore, se non altro a livello numerico, di fatto non dispongono della forza organizzativa e propagandistica per imporre sul banco la questione economica e poi poter lottare almeno alla pari per giungere almeno a condizioni contrattuali più favorevoli.

Per questo non nutro mai nessuna fiducia o aspettativa da un nuovo governo, da un nuovo presidente, che sia americano o italiano o della Commissione europea. Almeno fin quando gli stessi non saranno espressione di vere istanze di cambiamento che si basino su una reale messa in discussione del sistema produttivo, iniquo, ingiusto, insostenibile e basato sullo sfruttamento e il privilegio, non come fatto marginale, o contingente, ma come fatto inevitabile, e quindi in quanto tale rimosso, spostato, ma mai veramente affrontato, è inutile crearsi facili illusioni. Un fatto esemplare, a tal proposito, infatti, ce lo fornisce proprio la politica italiana, degli ultimi anni.

I “5 stelle” infatti nonostante fossero veramente composti in gran parte da classi sociali subalterne, e quindi veramente estranei al sistema di potere, almeno nei loro esponenti intermedi, e fossero stati eletti come prima forza in Parlamento, dopo una fase di lotta politica relativamente intransigente, sono stati rapidamente assorbiti e normalizzati dal sistema istituzionale.

Infatti, essi, sguarniti di una qualsiasi preparazione politica culturale ed economica, oltre che con margini molto bassi per fronteggiare i flutti delle lusinghe del potere, hanno dimostrato come la faciloneria e superficialità del loro fondatore, Grillo, ovvero che per fare politica basti semplicemente essere onesti, sia stata ridicola, comica se non addirittura malevola. Infatti, il superamento della vecchia spaccatura destra/sinistra è sempre più attuale, e non basta essere semplicemente onesti, anche perché molte volte si è onesti solo perché non si è avuto ancora il tempo di sporcarsi, e che senza una stella polare (in questo caso semplicemente delle idee circa un’idea di società), nessun marinaio è andato mai da nessuna parte, e ciò vale anche e soprattutto oggi, in un mondo complesso, in cui senza prospettive chiare, senza una preparazione veramente politica, che esula ogni competenza tecnica, ogni tentativo di cambiamento non potrà che rivelarsi, estemporaneo, inutile, ridicolo.

Il mio gatto mi ha detto

<<Davanti a un innocente mi arrendo subito e mi giudico pesantemente. I bambini, gli animali, gli sguardi con cui ti fissano certi cani, l’estrema modestia, che certe volte ravviso nei desideri di gente umile, hanno il potere di turbarmi.>> (F. Fellini)

E’ davvero così. Caro maestro Fellini, non si può non rimanere profondamente turbati, quasi imbarazzati, di fronte all’estrema innocenza, all’estrema mancanza di sovrastrutture culturali, in poche parole, alla coincidenza perfetta tra ciò che ci appare e quello che si è.

Insomma è l’esatto opposto di quella ipocrisia tanto diffusa dell’uomo di oggi, di quella cattiva coscienza di tanta gente, che allude cause nobilissime dietro comportamenti, dietro sguardi, se non maligni, del tutto assenti, distaccati, indifferenti.

Il gelo che si respira da certe persone, la loro totale mancanza di empatia, ben celata da argomentazioni, per quanto banali, apparentemente ragionevoli, ormai mi gelano il sangue e mi fanno credere di non essere di fronte a persone reali, ma a proiezioni, come quelle che guardiamo al cinema o su uno schermo di un qualsiasi dispositivo elettronico.

Maschere di maschere insomma, al cui interno probabilmente non c’è niente se non un nucleo sadico, ostile, indifferente, gelido, addirittura necrofilo. Io di fronte a questo tipo di uomo, oggi così tanto di moda, soprattutto tra le fila dei ceti istruiti, provo orrore, perché mi puzza di morte, una sensazione che può capire solo chi la morte vera l’ha vista, e sa di cosa si tratti (qualcosa di definitivo, di implacabile, di fronte alla quale la sconfitta è irreversibile, soprattutto la nostra stupida concezione della vita, fondata sulla rimozione, in ogni istante, mediante una distrazione, anche indotta ed eterodiretta, per tenere insieme un sistema completamente ipocrita, dalla realtà).

Per questo quando la mia gatta mi guarda, nel modo suo, senza nessun filtro, fisso, implacabile, definitivo, reale, rimango turbato. Perché non sono più abituato al soffio pieno e totale di chi vive davvero, ed è più reale di tanta gente, che vive come in un sogno, anzi, peggio! Perché almeno il sogno è una proiezione autentica dei nostri strati psichici profondi, mentre la vita consapevole di molta gente è esclusivamente finzione, nei confronti degli altri, ma anche, e soprattutto, nei confronti di sé stessi!!!

Il narcisismo maligno di Alberto Genovese

Il caso di Alberto Genovese, fondatore del noto sito (poi venduto con enorme profitto) facile.it, mi ricorda molto un libro che lessi tempo fa, American Psycho di Bret Easton Ellis, pubblicato nel ’91, in piena epoca yuppie. Gli “yuppie” erano tutta quella tipologia umana, tipicamente di sesso maschile, che si inizia ad affermare negli Stati Uniti di Regan, in piena epoca di finanziarizzazione economica, anni nei quali per i giovani laureati in materie economiche presso le più prestigiose università americane, tra cui Harvard, dove lo stesso Genovese studiò, dopo la laurea in economica e commercio, alla Bocconi, c’erano possibilità di guadagno pressoché illimitate e in brevissimo tempo.

Questi yuppie, degenerazione del fenomeno degli hippie, erano famosi oltre che per lo stile di vita, per il consumismo esasperato, l’edonismo, l’ostentazione del lusso e di ogni prodotto altamente tecnologico, per il rapporto che avevano, e che hanno, col sesso estremo (così tanto sponsorizzato dall’industria pornografica, perché ciò che è eccessivo vende di più), in cui le donne, escort o modelle generalmente, erano vittime di vere e proprie violenze sessuali, pratiche spesso accompagnate dall’uso di droghe, che rendevano tali tipi di rapporti non solo concepibili, ma direi possibili, in quanto unico strumento per annullare la capacità di resistenza delle vittime e persino i loro ricordi, come testimonia ciò che è successo alla 18enne rapita e violentata da Genovese per una notte, e oltre, da questo “giovane mago” delle start-up.

Probabilmente in Genovese c’è del genio, ma del genio maligno. Genovese, come molti yuppie americani (e milanesi) tanto popolari e celebrati negli anni ’80, sono dei narcisisti sadici, che godono nel fare del male, e così vanno considerati, senza nessuna attenuante, se mai con l’aggravante di sfruttare il loro potere economico per compiere i loro atti di sopraffazione, a volte, e direi, nemmeno troppo raramente, veramente criminali.

Questi personaggi dediti al sadismo in ogni sua espressione sono sempre esistiti, ma oggi più che in passato sono legittimati e erti a modello di vita (seppur negli aspetti più presentabili). Tutti i loro vizi vengono non solo assolti ma anzi assecondati. Essi allora diventano ancora più spregiudicati nelle loro azioni perché acquisiscono il senso dell’impunità ergendosi anche a modelli per molti giovani (molto spesso attraverso l’uso dei social),i quali, a loro volta e condizionati, iniziano ad assumere anch’essi un atteggiamento sprezzante, cinico e volto al dominio nei rapporti erotici.

Genovese è dunque l’estremo esito visibile di quel terribile fenomeno che è violenza di genere, espressione specifica della disumanizzazione umana, iniziato con lo schiavismo, portata avanti dall’imperialismo, e il cui esito definitivo, è stato Auschwitz. Infatti, al di là delle condanne molto superficiali, la violenza di genere, è oramai diffusa in tutti gli strati sociali, essendo esito di dinamiche strutturali ed economiche, tra l’altro incentivate esplicitamente, per viziare questi nuovi rampanti delle start-up, gli uomini del futuro perché creduti, molto sbrigativamente, i motori della turbo-economia.

E poco importa quindi se tali individui non hanno in sé il portato di nessun valore, se non il proprio bene (al di là del bene e del male, nel senso più spregevole e superficiale). In fondo sono una fucina si soldi, per questo vengono circondati da una stuola di venditori, che cercano in tal modo anch’essi di trarre un qualche guadagno personale dalla loro vicinanza, senza nessun ritegno riguardo a ciò che davvero accade poi nelle camere da letto dei signori, divenute in realtà vere e proprie stanze della tortura, di chiara ispirazione sadiana

Naturalmente i “Genovese” sanno bene che intorno a loro non c’è “reale” amore e amicizia, ma ne godono ugualmente, seppur nella loro disperata solitudine, che tuttavia non merita nessuna compassione perché votata al culto del male. Essi infatti godono ad essere “amati” e “coccolati” solo per i loro soldi (oltre che per la droga che dispensano con grande generosità), perché per loro il fine ultimo dell’esercizio disumano del potere è proprio questo, la disumanizzazione di sé e degli altri, la corruzione e l’offesa della vita (la necrofilia è un carattere predominante in ogni persona davvero sadica, infatti Genovese amava maneggiare corpi senza coscienza, perché sconvolti dalle droghe che somministrava alle sue vittime).

Senza questo genere di considerazioni sarebbe altrimenti impossibile comprendere davvero, non solo la violenza brutale di cui è stata vittima questa povera diciottenne, segnata per sempre nella perdita dell’innocenza (oltre che dal dolore fisico e psichico inimmaginabile), tanto odiata, e per questo così ambita, dai narcisisti sadici come Alberto Genovese. Il “Nuovo Uomo”. Ma soprattutto si rischierebbe di non appurarne le implicazioni sociali. Esso dopotutto è molto di più, che il dramma infinito di una donna giovanissima, ma il sintomo che oggi, come ieri o più di ieri, la società è malata, e che il potere va assolutamente combattuto e limitato perché laddove esso inizia ad essere svincolato da un qualsiasi forma di limitazione, che sia morale e politica, oltre che giuridica, diventa per natura dedito al dominio, alla sopraffazione e alla distruzione della vita.Perché la tirannia è sempre dietro l’angolo e si annida come germi nel tessuto anche delle società “libere”.

Infatti, temo, che il moralismo borghese non sia sufficiente come freno e antidoto a questo genere di degenerazioni, soprattutto a lungo termine. Anche per questo mi sono riproposto di costruire questo mio blog, il cui unico fine è l’analisi critica (come esprime non a caso il suo titolo, informazionecritica.com), e di essere una sentinella circa gli abusi del potere, il sadismo e il fascismo, celati spesso sotto un effimero velo di cattiva coscienza che da sola non può bastare, ovviamente, contro forze immensamente superiori, perchè affondano nella natura più oscura e terribile, dell’essere più letale mai esistito sul pianeta, chiamato uomo..

La fine delle religioni tradizionali e l’emersione del Trumpismo

La differenza tra la religione tradizionale e le nuove religioni, che durano spesso lo spazio di qualche tweet, è che entrambe pur essendo fondate su basi irrazionali, portano ad effetti completamente contrapposti.

Le prime, le religioni tradizionali, avendo un apparato istituzionale radicato nel tempo, raffreddano l’irrazionalità umana e tendono alla moderazione oltre che all’integrazione nel sistema statale.

Le seconde religioni, quelle dei tweet, al contrario esaltano l’irrazionalità, l’infiammano, soprattutto gli istinti più bestiali, che sono quelli dell’aggressività e della difesa della propria sopravvivenza attraverso l’assalto, la predazione e la sfacciata menzogna.

 Le prime sono “civili”; le seconde, barbare e sfrenate.

Purtroppo il consumismo, espressione di ogni imperialismo di base capitalistica e privatistica, tende a distruggere le istituzioni culturali e religiose come intrinseca conseguenza del proprio sistema produttivo “totalitario”.

Il problema è che una società senza più valori tradizionali, crea dei vuoti che l’apparato repressivo borghese, fondato sul conformismo e la legalità, non riesce, e non può, completamente sanare.

Io temo che nel momento in cui frange della popolazioni deboli, sollecitate da personalità narcisistiche malevole, prenderanno coscienza che questo sistema neo-borghese, è per lo più una costruzione mediatica, possano organizzarsi (anche grazie a forme di collaborazionismo e delazione) per sovvertire gli ordinamenti borghesi, che con tutte le loro contraddizioni e ipocrisie, con tutto il loro portato di iniquità e persino di sfruttamento, restano preferibili all’eversione trumpiana, i cui “ideali” di stampo fascista, sono solo mere razionalizzazioni di una personalità malevola, narcisistica, egoista e pregna di aggressività bullistica, contro i “deboli” e i cosiddetti “diversi”.

Trump, purtroppo, sdoganando queste pulsioni oscene, dandovi quindi legittimità nel dibattito politico attraverso il suo ruolo di Presidente (oramai ex), è divenuto così un punto di riferimento per tali istanze, razziste e bulle. Con un effetto di contagio che abbiamo già visto in Europa con la nascita dei sovranismi, nuove forme di fascismo, allo stato nascente.

La paura ora è che la sconfitta elettorale di Trump possa non essere sufficiente a sopprimere questi virus, questi germi di fascismo, perché una volta che una epidemia si diffonde, le operazioni di contenimento, rischiano di essere inefficaci, soprattutto in organismi sociali già debilitati e con élites deboli.